Andrea Salvatore / Francesca Caravello
Andrea Salvatore (Ariano Irpino-Av, 1985) si laurea nel 2012 allʼAccademia di architettura di Mendrisio sotto la guida di Francisco e Manuel Aires Mateus e trascorre un periodo di studio presso la Faculdade de Arquitectura da Universidade di Porto. Lavora un anno in Cile presso Elemental – Alejandro Aravena poi si trasferisce in Giappone dove lavora con Jun Igarashi e poi con SANAA. Da un anno collabora con Labics a Roma. Francesca Caravello (Bergamo, 1988) si laurea nel 2013 allʼAccademia di architettura di Mendrisio, trascorrendo un periodo di studio alla ETSAM di Madrid. Ha lavorato in Olanda da Wiel Arets e ora collabora con lo studio belga Architecten De Vylder Vinck Taillieu.
Espace trouvé: a place made by walking
L’ambizione di questo progetto è quella di trasformare il lanificio Sella in un pezzo di città, in cui ristabilire un’assonanza tra luogo e bisogno.
La complessità generata dalla sua stratificazione storica, dal funzionamento mutuale delle singole parti, dalla gerarchia dei suoi percorsi esistenti, rafforzano e dimostrano questa attitudine intrinseca.
Abitare, lavorare, stare, camminare, secondo questa logica, sono le parole chiave, le azioni e i bisogni in grado di attivare una nuova rete di scambi e plasmare questa nuova città-lanificio.
Si tratta dunque di una città che contiene al suo interno spazi nomadi, neutri, aperti e spazi sedentari, pieni, densi che si intersecano in un equilibrio di reciproche correlazioni. E allora giardini, piazze, passaggi, si alternano a portici, atelier, abitazioni, in un nuovo paesaggio urbano, una natura che può essere percorsa solamente abitandola. Uno spazio dell’andare.
Alla longitudinalità dominante di un sito appoggiato sulle rive del torrente Cervo, un complesso-isola introverso e concluso, il progetto oppone un susseguirsi di assi trasversali, di ponti, di vettori, di aperture che tagliano il lotto: percorsi come strumenti a disposizione dell’architettura e del paesaggio che intendono ricucire questo margine abbandonato.
L’atto di attraversare modifica intimamente il significato dello spazio, da luogo marginale a nodo di scambio, assecondando la sua essenza dinamica, permanentemente in divenire, un’azione che impone uno slittamento percettivo, un atto allo stesso tempo di lettura e di riscrittura dell’esistente.
Operare nel senso del recupero dunque, è una re-azione, opposta alla retorica del ripristino.
Essa si muove setacciando tra gli strati di significato che il tempo posa su un’architettura e procede in una doppia direzione: spoglia i luoghi fino alla nudità dei loro elementi e li ricompone, assemblandoli secondo nuove prospettive.
collaboratori
Giulio Bottini, Riccardo Guglielmi, Soichiro Ohmura
con il contributo di
Fabio Ceolin – Fabbro DʼArte e Scultore
Ernesto Pozzi Grandi Vivai