Intervista a [A+M]² Architects, Marcello Galiotto e Alessandra Rampazzo

[A+M]2 Architects
Quanti anni avete?
29.

Quando vi siete laureati?
Nel 2010.

Rispetto alla vostra formazione, quanta distanza c’è tra il dire e il fare?
Crediamo non debba essere molta, ma attualmente c’è un abisso tra i due termini. L’architettura italiana sta affrontando oggi una crisi non solo economica ma a tutto tondo, nella quale i nuovi talenti faticano a emergere nonostante le buone qualità. «The cheapest thing going around architecture at the moment is talk … architects should draw more and leave their architecture talk for them». Ci riconosciamo profondamente in questa provocazione di Sean Godsell e crediamo che questo concetto debba essere un monito per tutti, specchio di ciò che sta accadendo in architettura da qualche tempo. I giovani gruppi hanno il compito di reagire: il fare è la soluzione, fare progetto quantomeno!

Lavorate in Italia o all’estero?
Abbiamo affrontato diverse esperienze all’estero: abbiamo lavorato in Giappone, in Europa e in particolare in Svizzera abbiamo partecipato a diversi concorsi.

Tre ragioni per cui vale la pena lavorare in Italia e tre ragioni per cui bisognerebbe gettare la spugna?
Lavorare per recuperare (l’antico, le città la dignità).
Lavorare per ricucire (la distanza qualitativa creatasi con il resto del mondo).
Lavorare per dimostrare (che anche qui si può fare e non solamente dire).

Non bisogna gettare la spugna, o per lo meno non adesso. Quindi non ci sono ragioni!

Sogno nel cassetto?
Un’architettura in grado di parlare, di restare nel tempo senza la pretesa di quell’apparenza che nel contemporaneo sembra essere così necessaria. Ci piace pensare a Marc Augé e al suo testo Rovine e macerie. Il senso del tempo…

Impressioni sul sito di progetto e sui paesaggi industriali biellesi?
Siamo molto sorpresi da come Biella sia oggi una città quasi fantasma, spenta, vuota ma con un patrimonio di archeologia industriale ‒inconsapevole e naturale‒ fortemente radicato in quel rapporto forma/funzione e che tuttora si presenta come unico grande valore per la contemporaneità. Le fondazioni Sella e Pistoletto sono state per noi una sorpresa ulteriore: la forza di volontà e il sacrificio nella ricerca del ri-cucire, ri-tessere e ri-attivare (non a caso termini relativi all’arte della produzione industriale locale) si ergono come una “lotta” contro un sistema che sembra essere addormentato e non in grado di reagire con la necessaria forza agli stimoli elettrico-culturali che sta ricevendo.
Il sito di progetto non può non affascinare: possiede un carattere intrinseco tale da mettere in grande difficoltà l’atto del processo progettuale, quel fare che in questo caso sarebbe quasi meglio essere un non fare.

Un progetto che vi rappresenta?
Il nostro progetto per il concorso di idee København – New modern library Competition lanciato da Awr AWR – Architecture Workshop in Rome per individuare2.0, che ha ricevuto la Honorable mention.

Concorso per la Copenhagen Public Library Honorable mention

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