Si laureano al Politecnico di Bari nel 2012 con una tesi dal titolo “La forma dell’architettura del sale”, che viene premiata con la Medaglia d’Oro all’International Prize for Sustainable Architecture.
inTESSERE
Dai suoi albori, l’industria tessile vive in simbiosi con il paesaggio biellese; ne disegna il fascinoso profilo con le sue ciminiere e allo stesso tempo si appropria dei luoghi a ridosso delle correnti d’acqua per trarne energia. Oggi il lanificio ha reciso il filo che lo legava alla città e al suo paesaggio. Hanno dunque cessato di esistere i legami con il territorio limitrofo e le relazioni con il retroterra culturale, frutto di informazioni complesse che hanno caratterizzato questi luoghi. inTESSERE è il tentativo di recupero, da parte dell’uomo, del rapporto opificio/ paesaggio. Il metodo è quello di indurre, partendo dal particolare delle forme, dei suoni e dei colori, un senso riconoscibile e silenziosamente comune. Il mezzo è la macchina, il telaio, che un tempo misurava e animava lo spazio. La macchina, rappresentata nella sua forma astratta, si slancia con decisione verso il paesaggio circostante, proiettandosi come elemento di congiunzione tra passato e presente, ridisegnando al contempo il prospetto del lanificio. Nella sua organicità interna, invece, il telaio si smaterializza, disegna lo spazio e dà vita a un tappeto vibrante che gioca con le sensazioni per creare coinvolgimento e attirare attenzione; il piano si scompone dunque in tasselli che riportano all’interno dell’opificio il segno verticale delle ciminiere. È cosi che la macchina riprende a animarsi e, da strumento per la produzione, si trasforma in strumento per la valorizzazione.
collaboratori
Massimiliano Cafagna, Maria Valentina Cuoccio, Alberto Maria Ficele, Silvia Sinigaglia
con il contributo di
Fassa Bortolo