Manuel Ramello, Presidente del Comitato di Selezione
Le aree industriali selezionare per l’edizione 2019 del Premio Federico Maggia sono diverse sia nella localizzazione che nella tipologia. I dieci gruppi di giovani progettisti ci stanno lavorando da luglio: cosa si aspetta nell’approccio e nei risultati?
Innanzitutto mi aspetto un approccio maturo nella lettura dei caratteri tipologici delle diverse aree ed un ragionamento attento sulla vocazione al riuso dei “contenitori dismessi”.
Mi auguro che i sopralluoghi e le visite puntuali siano serviti a cogliere la straordinaria qualità del patrimonio industriale biellese e che i progetti di riuso diventino occasione per restituire una funzione a immobili dismessi o sottoutilizzati ma soprattutto che sappiano mettere in valore il patrimonio immateriale di cui sono custodi.
Le cinque aree candidate non solo sono diverse dal punto di vista tipologico ma per la loro stessa localizzazione in contesti urbani e periurbani richiedono un’attenzione al contesto che indubbiamente determinerà il successo o meno delle iniziative di rigenerazione.
Dai dossier di candidatura è emersa la capacità dei gruppi di saper controllare il progetto alle diverse scale anche in contesti urbani “difficili”, mi auguro che sappiano farlo anche in quello biellese con idee innovative e ben strutturate.
Mi aspetto anche una chiara rappresentazione del progetto nel suo insieme che sappia comunicare, anche a un pubblico meno preparato ai temi dell’architettura, i risultati concreti delle scelte progettuali. Nei lavori presentati all’intero dei dossier di candidatura era evidente il differente approccio alla comunicazione del progetto maturato dai candidati nelle loro molteplici esperienze nazionali e internazionali. Mi auguro di trovare la stessa efficacia anche nei lavori finali. Lo spazio a disposizione della rappresentazione del progetto all’interno della mostra è cospicuo, spero ne verrà colta l’importanza.
Gian Luca Bazzan, curatore del Premio Federico Maggia 2019
Quale impatto ha avuto nel tempo il Premio Federico Maggia sulla città di Biella?
Dopo un inizio tipicamente locale con interesse quasi esclusivo degli “addetti ai lavori” sia ingegneri che architetti, grazie al carattere nazionale delle ultime edizioni possiamo parlare di un reale coinvolgimento della popolazione, avvenuto principalmente attraverso l’occasione di vivere, seppur per un periodo limitato, una esperienza diretta di riutilizzo di questi spazi dismessi. Visitare i locali riattivati in forma espositiva e ricettiva ha significato rivelare le loro potenziali possibilità di recupero, laddove presenti. Maturata questa fondamentale consapevolezza collettiva restano le fasi attuative, che rientrano nei termini tecnico-economici ma che non si avvierebbero mai in assenza della prima.
Esempi vivi sono le consolidate realtà occupate dal comparto Sella e da Cittadellarte con la Fondazione Pistoletto ma anche piccole-medie trasformazioni che iniziano ad apparire nel tessuto urbano della città.
Ritengo fondamentale che il Premio Maggia continui a mantenere nel tempo il carattere aperto e comunicativo con la popolazione, anche per ricucire il rapporto tra noi professionisti e coloro che di fatto determinano la possibilità di realizzare le nostre visioni.