Intervista a StudioErrante Architetture, Sarah Becchio

studioerrantearchitetture

Paolo Borghino e Sarah Becchio

Biella, 6 maggio 2015

Qual è stata l’evoluzione del tuo lavoro dopo il Premio Federico Maggia 2013?

Considero la vittoria del Premio Maggia 2013 il punto di discontinuità tra la volontà di dar vita ad uno studio di architettura e il decidere di esserlo. Fino a quel momento io e Paolo Borghino lavoravamo per altri studi, cercando di ritagliare tempo sufficiente da dedicare alla nostra ricerca personale. Di lì a poco abbiamo deciso di dedicare tutte le nostre energie a StudioErrante Architetture.

Qual è il lavoro più importante che hai realizzato e a cui sei più legato?

Finora siamo stati fortunati. Ogni lavoro di StudioErrante Architetture ha una storia da raccontare. Per noi ciascuno progetto è importante per un motivo specifico. In particolare, però, Wood and the dog è stato il nostro primo lavoro ad essere costruito, ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui il Premio Bauwelt 2015 ed è stato esposto all’ultima Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia.
Negli ultimi mesi abbiamo lavorato poi a due progetti per noi particolarmente significativi: il primo è il recupero di un vecchio fienile, la cui configurazione è stata progettata per mutare nel tempo adattandosi alle necessità dei committenti; il secondo è l’estensione e la ristrutturazione di un edificio dal carattere introverso realizzato negli anni Sessanta che abbiamo aperto allo splendido paesaggio montano in cui si inserisce. Nel frattempo siamo stati coinvolti nella sezione Expost: tracciare futuri possibili al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia e nel progetto di allestimento per il programma YAP MAXXI 2015. In questa occasione abbiamo proposto assieme a Giovanni Benedetti il progetto The Hill of the Sleeping Dragon. Tutte ottime esperienze.

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Wood and the dog

Quale pensiero ti ha guidato nella progettazione del lavoro che hai portato al Premio nel 2013?

Credo che costruire una narrazione sia uno dei fattori più importanti quando ci si confronta con il progetto. Spesso il progetto si innesta su un racconto iniziato da qualcun altro. E in questo caso il racconto era già così denso e interessante che è stato facile aggiungere un breve capitolo.

Cosa ha guidato la scelta dei temi e dei materiali con i quali hai elaborato il lavoro?

Poiché il tema era quello di pensare al futuro del paesaggio che caratterizza Biella, inteso qui come paradigma del momento storico che stiamo vivendo, lo sguardo non poteva che indirizzarsi verso quella stessa energia che in origine l’ha reso possibile e che si è via via affievolita. Quella risorsa, in potenza, è ancora viva e andava liberata. La forma che ha assunto Making Solo, il materiale utilizzato, sono il modo più semplice e intuitivo che avevamo a disposizione per indurre e indurci a sprigionare quell’energia.

Che impressioni ti hanno dato gli spazi industriali dismessi in cui hai lavorato?

Sono stata pervasa dall’eco delle storie che circolavano tra quei muri, sotto quei soffitti voltati: l’epopea industriale, la vitalità del torrente, le forze impiegate per imbrigliarlo, il rumore dei passi che hanno calpestato quei pavimenti, i giorni e le notti scanditi dalle sirene, le stagioni che si sono avvicendate, il ritmo delle macchine, gli occhi, le braccia, le gambe, i polmoni. Il lavoro.

Come hai vissuto il rapporto con gli altri partecipanti?

E’ stata un’esperienza formativa e stimolante sotto ogni punto di vista. Il confronto con altri bravi progettisti è stato un impulso al mettersi in gioco integralmente. Con alcuni dei ragazzi abbiamo avuto modo di relazionarci anche dopo il concorso, con altri collaboriamo più o meno regolarmente.

E con l’organizzazione?

L’organizzazione del Premio 2013 è stata puntuale e professionale, sempre a disposizione.

Cosa vorresti dire ai ragazzi che parteciperanno all’edizione 2015?

La partecipazione al Premio Maggia dà la possibilità di confrontarsi con tematiche complesse e soprattutto di realizzare la propria idea. Non sono necessarie grandi risorse per fare un buon progetto, solo il coraggio di portare avanti una propria visione, dedizione e un po’ di rischio. Al lavoro!

 

Sarah Becchio – StudioErrante Architetture
www.studioerrantearchitetture.com

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