Architettura e ingegneria, indissolubilmente unite, costruiscono il percorso che va dall’idea alla sua realizzazione, dal mondo del possibile a quello della reale.
Innovazione e futuro sono due concetti che non hanno significato se non si legano al passato. Igor Stravinsky, in Poetica della musica, afferma che la tradizione presuppone la realtà di ciò che dura e non la ripetizione di ciò che è stato.
È la storia dell’uomo, eternamente al confine tra passato e futuro, tradizione e innovazione. Tra cultura conservatrice e cultura progressista. Tra pensiero calcolante e pensiero meditante.
Il recupero e lo sviluppo del territorio ha a che fare con una molteplicità di discipline. Dalla cultura umanistica a quella tecnica, dall’economia all’amministrazione, dalla biologia alla politica …
Uno dei miei maestri, Silvano Tagliagambe, riprendendo il parallelismo di Rudolf Carnap tra mappe e teorie scientifiche, mi ha insegnato che l’elemento caratterizzante di una teoria scientifica non è il suo linguaggio, ma la sua struttura, cioè l’insieme delle relazioni tra le sue componenti.
Ed è proprio il ruolo fondante delle relazioni tra gli elementi ciò di cui abbiamo necessità.
L’attività del vivere e del conoscere uno spazio è un’attività cognitiva senza la quale non hanno senso
parole come “urbanistica”, “pianificazione”, “governo del territorio”. Tantomeno “paesaggio”, che è
sintesi tra natura e cultura e, soprattutto, “politica”.
Progettare, nel nostro tempo contemporaneo caratterizzato da una velocità esponenzialmente crescente, significa gestire linguaggi e complessità.
In questo senso l’architettura e l’ingegneria, come e insieme ad altre discipline, sono progetto.
La tecnologia è pensiero, è creatività. Perciò, inevitabilmente, incide sui linguaggi e sui modi di progettare. In questo senso le giovani generazioni sono fondanti per la costruzione di approcci innovativi per lo sviluppo e il governo del territorio.
Il nostro mestiere, infatti, è il risultato di saperi e conoscenze che arrivano da molto lontano. L’esperienza di chi non è nativo digitale deve, in questo momento storico, sapersi integrare, sovrapporre, con le nuove generazioni che, in maniera naturale, hanno sviluppato linguaggi, approcci e pensieri digitali. In tutti i settori, dalla medicina alle costruzioni, dalla biologia alla musica, dalla meteorologia all’economia.
Intervista a Gianni Massa
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