Quanti anni avete?
Lei 27 anni, lui 29.
Quando vi siete laureati?
Ci siamo laureati tra il 2015 ed il 2017.
Rispetto alla vostra formazione, quanta distanza c’è tra il dire e il fare?
Un divario ampio colmabile solo con la pratica.
Una pratica che tiene ben presente della formazione ricevuta che, seppur con le relative sfumature, è stata per entrambi molto legata al “fare”, alla curiosità e alla volontà di fare prove, testare nuove idee traducendole subito in modello concreto e spaziale.
Nel mondo lavorativo sperimentiamo continuamente le difficoltà e la distanza che sussistono tra la fase progettuale e quella realizzativa/operativa, ma non ci facciamo spaventare più di tanto, l’impegno e la voglia di approfondire sono più forti.
Lavorate in Italia o all’estero?
Entrambi lavoriamo in Italia, a Roma e Napoli.
Tre ragioni per cui vale la pena lavorare in Italia e tre ragioni per cui bisognerebbe gettare la spugna?
Lavorare in Italia è una scelta coraggiosa..
Crediamo comunque che l’entusiasmo, la speranza e perfino l’illusione, siano un obbligo verso se stessi, anche se troppo spesso rischiano di essere la sola spinta in avanti.
Sogno nel cassetto?
La felicità sincera che derivi dall’occuparsi di quello che più ci piace e ci fa sentire realizzati e completi. Altrimenti anche una barca.
Cosa vi ha ispirato del sito di progetto che avete scelto?
Il sito di progetto scelto è il complesso industriale Yukon. Quello che ci ha subito affascinato è stato il contrasto netto ed evidente tra il mondo della fabbrica, ormai superato e obsoleto, e quello moderno e ultra contemporaneo del movimento, della velocità e dell’infrastruttura stradale.
Un progetto che vi rappresenta?
“Casa Hartley” in Sardegna di Alberto Ponis e “proposta per un’autoprogettazione” di Enzo Mari