Quanti anni avete?
26 anni
Quando vi siete laureati?
26.04.2017
Un paio d’anni fa
Rispetto alla vostra formazione, quanta distanza c’è tra il dire e il fare?
“Il mare”.
A nostro parere, dire sta per teoria, fare sta per progetto. Dire e fare sono due facce della stessa medaglia: l’incipit di ogni progetto. La nostra è una professione che si fonda sulla distanza critica, data dalla volontà di coniugare teoria e progetto, e questo non è mail facile. Viviamo in una costante “inquietudine teorica”, ma con la continua ricerca e l’esperienza speriamo di conciliare sempre di più questo connubio.
Durante gli anni accademici abbiamo cercato fin da subito di metterci alla prova attraverso concorsi di architettura e workshop internazionali. Alla ricerca abbiamo sempre affiancato una forte sperimentazione progettuale.
Lavorate in Italia o all’estero?
In Italia.
Non sono mancate le esperienze all’estero, in particolare modo abbiamo svolo gran parte della tesi magistrale in Portogallo, a Lisbona. Ammettiamo che l’idea di lavorare all’estero si è “accesa”, ma abbiamo deciso di investire per ora la nostra passione in Italia. Crediamo nella cultura e nelle possibilità che il nostro paese può offrire, nella speranza che l’architettura italiana possa tornare protagonista, delineando una sua identità.
Tre ragioni per cui vale la pena lavorare in Italia e tre ragioni per cui bisognerebbe gettare la spugna?
In Italia siamo nati, cresciuti e in parte formati. Nonostante alcune esperienze estere (stage, tesi all’estero e workshop), abbiamo deciso di investire tempo, passione e ricerca qui, nel paese che ha una storia architettonica fondante ma che necessita di un futuro nuovo.
Le esperienze all’estero sono fondamentali per avere un occhio esterno, arricchirsi dal confronto e mettersi alla prova, ma riteniamo che la sfida sia proprio quella di “giocare in casa”. Non bisogna gettare la spugna!
Sogno nel cassetto?
Vacuum.
Fin dagli ultimi anni accademici abbiamo avuto tantissima necessità di fare ricerca. Cosi, abbiamo dato vita a vacuum, che nient’altro è che un continuo processo creativo. Un progetto nato con l’intento di fare ricerca in architettura, sforzandosi di creare relazioni con tutti gli altri ambiti artistici/culturali, mettendosi alla prova attraverso concorsi di architettura, concorsi fotografici e istallazioni artistiche. Il sogno è quello di non smettere mai di crederci!
Cosa vi ha ispirato del sito di progetto che avete scelto?
La nostra ricerca parte sempre dalle qualità spaziali e formali di un luogo o di una architettura. Questo ci ha guidato nella scelta dell’area di progetto. Quest’ultima ha un’identità forte all’interno del territorio biellese. Crediamo nella sua rinascita come trampolino di una riqualificazione complessiva del network di industre abbondate.
Un progetto che vi rappresenta?
Rome Concrete Poetry Hall.
Non pensiamo che esista ancora un progetto che ci rappresenta a pieno. E’ tutto un continuo cambiamento, un’evoluzione in rapida crescita.
Tuttavia, il progetto che più ci identifica è il concorso Rome Concrete Poetry Hall (Bee Breeders Architecture Competition). Concorso che ha ricevuto il primo premio.
E’ stato un concorso che ha dato sfogo alle nostre ricerche: studiare e riportare la cultura architettonica dell’antica Roma in chiave astratta, adeguandola così alla contemporaneità. Un continuo lavoro di astrazione tra riferimenti lontani nello spazio e nel tempo, utili a progettare oggi.